giovedì 14 marzo 2013

E questo è quello che pensa Giuseppe ...



Una riflessione sulla Campagna d'ascolto promossa dal Sindaco Filippeschi - di Giuseppe Fabbri

Ho avuto modo di leggere, devo dire con piacere, il documento politico programmatico del Sindaco Filippeschi, aperto a chi "voglia far convergere il proprio contributo".

E'una proposta che va accolta con impegno e, anche, riconoscenza. Nello scorso autunno, eravamo stati critici, talvolta anche aspramente, su alcune scelte politiche non condivise. Pur nel rispetto reciproco e nella lealtà che ha sempre contraddistinto i mutui rapporti personali, io decisi di concludere il mio impegno politico nel PD.

Sicuramente il quadro politico è cambiato, vi è stata un'accelerazione anche socio-culturale, ma devo dire che i temi proposti nel documento sono apprezzabili e ben articolati. Se la critica è costruttiva e motivata, può essere un prezioso contributo al miglioramento del vivere comune e alla crescita civile e sociale. Così come va riconosciuto un merito a una classe dirigente che ascolti anche contributi apparentemente divergenti. Ciò è tanto più importante quanto più avanzano nel paese forze massimaliste, che propongono soluzioni elementari e velleitarie a problemi complessi, con un obliquo modello latamente eversivo teso a superare il concetto di democrazia rappresentativa.
Di ciò il Sindaco è stato meritoriamente consapevole: ad una lettura attenta non sfugge che il modello proposto non è strumentale, "di tendenza", ma correttamente rivolto a proporre nuovi strumenti di partecipazione in una trama istituzionale chiara ma aperta. Un modello difficile, ma veramente innovativo e da seguire con grande interesse.
Nel merito, si ritrovano ben delineate istanze che raccolgono il frutto delle esperienze, buone e meno buone, del mandato trascorso. Ad esempio, il coraggioso piano strutturale di Area e il rilancio del litorale, le regole per il recupero urbano, il "patto di comunità", la forte presa di posizione su procedimenti trasparenti e criteri di ricambio nelle nomine. Ho modo di ritenere che questo documento dica molto di più di quanto riportato con ammirevole sintesi e leggibilità.
Appaiono ancora un po' timide le proposte sullo sviluppo economico. E' vero che Pisa ha una struttura di città del terziario pubblico, ma questo può nel medio periodo rappresentare un limite, meno avvertibile ora in tempo di crisi ove il pubblico risente meno del ciclo negativo. L'area vasta della costa toscana, dove Pisa deve avere la "centralità oggettiva" richiamata nel documento, può essere un volano di idee e di nuova imprenditoria che ancora fa fatica ad emergere, se non in contesti di nicchia. Il problema non è una sterile discussione sui confini geografici o sui capoluoghi: vanno create le condizioni per la nascita di nuovi distretti ad alta tecnologia, assistendoli solo nelle prime fasi della crescita. Non solo ICT: le direttrici di sviluppo dei prossimi anni passano prima di tutto dalle energie alternative e dal risparmio energetico, dalla mobilità, dal recupero delle risorse  e dalla riqualificazione degli edifici e delle infrastrutture materiali e immateriali. Su questi temi lavoreranno i nostri figli, che vivranno in ambienti migliori, più puliti, più rispettosi, più sostenibili. Qualche proposta:
- un protocollo esteso alla "macro provincia" che favorisca gli investimenti in questa direzione
- una tassazione locale che, nei limiti delle possibilità normative, tenda a penalizzare i "consumi" inutili, a riqualificare energeticamente gli immobili, a ridurre gli imballaggi e gli sprechi, a penalizzare le colture idrovore
- un maggior ruolo pedagogico e didattico dell'ente Parco e delle utilities partecipate per l'educazione di un cittadino più consapevole
- la promozione, con il contributo della Regione, di strumenti finanziari idonei a sostenere il costo delle riqualificazioni e riconversioni e ad attrarre investimenti privati
- L'attivazione di specifici percorsi formativi, sia a livello accademico che nella formazione professionale, anche post-diploma.

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